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I consigli sulla musica in negozio non sono mai abbastanza. Se segui il blog di Pillow hai capito che è fondamentale avere una strategia di sound design e che questa strategia ti aiuterà a incrementare le vendite in negozio.
Lo dicono le ricerche di diverse università e probabilmente anche tu avrai notato come la playlist che hai scelto determina una reazione emotiva nel tuo cliente. Una reazione che può trasformarsi in un acquisto.
Ma, dicevamo, i consigli sulla musica in negozio non possono riguardare solo un invito a realizzare un ambiente sonoro e una playlist e, soprattutto, legale. In questo post vorremmo fornirti ulteriori consigli sulla playlist da mettere in sottofondo nel tuo punto vendita. In particolare, vorremmo chiarire che ogni tipologia merceologica ha bisogno della sua playlist.
Conosci il tuo cliente?
Forse per te è evidente, ma forse no. Pensaci un attimo, diffonderesti una playlist heavy metal in una profumeria? O musica classica in un negozio di streetwear? Dovrebbe essere chiaro, insomma, che in ogni attività si dovrebbe diffondere un genere musicale adeguato.
Consigli sulla musica in negozio: conosci il tuo cliente
Ma come fare a capire qual è il genere adeguato alla categoria merceologica del tuo punto vendita? Il primo consiglio sulla musica in negozio che ti vogliamo dare riguarda il target. Ovvero il pubblico a cui è destinato il tuo prodotto.
Se vendi streetwear, il tuo pubblico sarà formato in maggioranza da giovani. Non solo, è molto probabile che a quel target piaccia la musica trap. Dunque, la tua playlist dovrà essere realizzata con un occhio particolare a quel genere musicale e, magari, alle novità di quel genere.
Apriamo subito una parentesi, però. Non bisogna essere troppo rigidi nelle scelte. I tuoi clienti, per esempio, potrebbero essere anche dei papà. Dunque, non sottovalutare il revival e inserisci qualche pezzo di old school all’interno della tua playlist, piacerà ai tuoi clienti più anziani, che pagano per i figli, e anche ai ragazzi che potrebbero riconoscere brani storici. Un pezzo revival molto conosciuto, tra l’altro, suscita un’emozione più forte rispetto a una hit recente scatenerà un ricordo piacevole e predisporrà positivamente all’ambiente e alla merce.
Madonna, anni 80 – Photo By Olavtenbroek – Own work, CC BY-SA 3.0
In un negozio di abbigliamento più generico, invece, si dovrebbe scegliere una playlist composta da pezzi pop, in modo da accontentare il maggior numero di clienti. In ogni caso, il primo consiglio sulla musica da mettere in negozio è: comprendi bene chi è il tuo cliente. Quanti anni ha, è in prevalenza un maschio o una femmina, in quale categoria sociale potresti collocarlo.
La consapevolezza del target contribuirà, inoltre, a trasmettere un’identità più precisa per il tuo negozio, che si manifesterà non solo nel sottofondo sonoro ma, per esempio, anche nell’arredo e nelle luci. È fondamentale definirsi un’identità in tutte le espressioni del negozio, più si percepirà, più ti distinguerai e più sarai ricordato.
Va da sé che se ti rivolgi a una donna over 50 altospendente potrai spaziare dal revival anni ’80 a qualche incursione in playlist più colte come quelle di musica Jazz. E lo stesso ragionamento potrebbe valere per un parrucchiere per donna. Altro consiglio sulla musica da mettere in negozio? Osserva e ascolta il tuo cliente, magari parlaci per indagare meglio: ti piace questa musica?
Tenere il ritmo, sorridere, annuire, commentare con un sorriso sono tutti segnali di gradimento, non lasciarteli sfuggire!
Definito a grandi linee il genere musicale giusto per la tua attività, il passo successivo per incrementare le vendite in negozio è di considerare volume e ritmo. Anche in questo caso, ogni target ha il suo. In una Spa, magari, eviteremo di mettere musica tecno a tutto volume.
In un negozio di abbigliamento per giovani, invece, il volume può essere aumentato di qualche linea e così come i Bpm. Questo potrebbe dare la carica al personale, emozionare i clienti, alleviare le code e avvisarli elegantemente che il negozio sta per chiudere. Non eccediamo però, trasformare il tuo negozio in una discoteca può non essere la scelta migliore.
È dimostrato, inoltre, che il tempo musicale altera la percezione temporale nelle persone. La musica più lenta fa il tempo più in fretta, così i clienti potrebbero stare di più all’interno del negozio. La musica veloce, invece, influisce sul traffico in negozio, favorendo il turnover e quindi incrementando le possibilità di vendita.
Ma dovremmo tener conto anche della chiave di una canzone, della sua tonalità. Le canzoni con tonalità maggiore, infatti, generalmente trasmettono positività e, dunque, maggiore propensione all’acquisto.
Uno studio ha riportato il comportamento dei clienti all’interno di una rivendita di vini in base al tipo di musica trasmesso. Si è dimostrato che con la musica classica i clienti acquistavano bottiglie più costose. La musica classica è l’ideale per certe categorie merceologiche. Certamente per tutte quelle che si rivolgono a un pubblico maturo ma anche sofisticato, in cui l’offerta è sofisticata e di qualità.
Il principio, però, potrebbe non valere per un autosalone di lusso. Nonostante il pubblico sia adulto e sofisticato, chi varca le porte di una concessionaria molto probabilmente cerca un oggetto che stimoli l’adrenalina. E, se il sottofondo sonoro è ritmato e adrenalinico, è più facile. Così, si dovrebbe evitare la musica lirica a favore di musica classica dall’800 in poi, per esempio.
Qualcuno si è mai chiesto perché da Starbucks non girano playlist di heavy metal? Evidentemente perché nei bar e nella ristorazione in generale i clienti non cercano quel tipo di stimolo. In quegli ambienti si va per soddisfare il palato e per chiacchierare, per questo la musica non deve essere invadente.
Si può decidere per una playlist pop per il pranzo e una più sofisticata per la cena. E, ancora una volta, il genere si dovrebbe scegliere in base al cliente medio.
In conclusione, i consigli su quale musica trasmettere in negozio derivano dall’osservazione di due caratteristiche principali: la tipologia merceologica e il target di riferimento. Se le abbiamo analizzate attentamente, e siamo disposti a sperimentare e cambiare, in poco tempo osserveremo un afflusso maggiore verso la cassa. Parola di esperto!
In definitiva, il sottofondo sonoro è parte integrante di una corretta strategia di Sound Design, per cui non sottovalutare questo aspetto!
Per realizzare il progetto completo è opportuno affidarsi a un’azienda specializzata nel sound design for selling come Pillow.
A proposito di Pillow, ascolta la voce.
Pillow ha la missione di creare il perfetto sound design dello spazio fisico attraverso palinsesti musicali costruiti ad hoc, integrandoli con messaggi persuasivi in forma di spot. L’ambiente sonoro creato da Pillow aumenta la connessione emotiva delle persone con lo spazio in cui si trovano, contribuendo a costruire la corretta immagine del brand e favorendo l’acquisto e il ricordo positivo dell’esperienza.